Si conclude il nostro lungo viaggio per le regioni italiane all’insegna del colore. E per farlo approdiamo su un’isola antica, misteriosa, con un mare senza uguali e un entroterra ricco di storia e di testimonianze architettoniche di epoche lontanissime, dove la bellezza ha scelto di interrare le sue radici: la Sardegna, bluastra come il suo mirto.

Non potevamo parlare della Sardegna senza prendere come punto di riferimento il mirto, vera e propria istituzione nella tradizione gastronomica dell’isola, tanto che dal 1998 è stato riconosciuto dal Ministero delle Politiche agricole come Pat, Prodotto Agroalimentare Tradizionale. Il liquore di mirto deve parte del proprio successo all’opera di tutela e di valorizzazione intrapresa dall’Associazione Produttori Mirto di Sardegna, nata nel 1994 proprio con lo scopo di promuovere e preservare la tradizione legata alla produzione della bevanda.

Citato n più passi nella Bibbia, il mirto è una delle piante dell’identità mediterranea. Il sostantivo mirto deriva dalla parola greca myron che significa “profumo”. È una pianta dalla forma cespugliosa con piccoli fiori bianchi e bacche nere, simili al mirtillo, che maturano fra novembre e gennaio. Diffusa nel bacino mediterraneo, cresce in modo rigoglioso allo stato selvatico. Come arbusto ha notevoli dimensioni, poiché può raggiungere anche i 3-5 metri di altezza. Detto Murta, fu portato in Corsica dai banditi galluresi che, fuggendo dall’isola madre, non riuscirono a rinunciarvi e lo portarono oltre mare nonostante fosse proibito. Dalle sue bacche viene prodotto il famoso Mirto di Sardegna. Non esistono fonti certe sulla sua storia. Molto probabilmente veniva prodotto in origine dalle famiglie sarde fin dall’Ottocento con una ricetta tramandata oralmente in generazione in generazione. Non esistevano vere e proprie ricette scritte fino ai nostri giorni.

Il mirto è simbolo di civiltà, benessere e prosperità, di femminilità e di gloria. Le sue proprietà sono conosciute da tempi antichissimi. Una leggenda narra che Myrsine, giovane ragazza dalle grandissime doti atletiche, venne trasformata in pianta di mirto dalla dea greca Pallade per aver superato un giovane ragazzo durante una gara atletica. Da qui la tradizione Greca di utilizzare il mirto per incoronare i vincitori delle prime gare Olimpiche. In epoca medioevale era già noto il suo uso fitocosmetico. Dalla pianta veniva, infatti, estratta l’Acqua degli Angeli, un’acqua profumata distillata dei fiori.

La scheda del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ne dà definizione e indica il processo di raccolta, le metodiche di lavorazione, conservazione e produttive: “Il Mirto di Sardegna è un liquore dal colore rosso ottenuto dall’infusione idroalcolica di bacche di mirto, di cui conserva il caratteristico profumo, con l’aggiunta esclusivamente di dolcificanti come zucchero o miele. È dotato di particolari proprietà digestive e viene consumato preferibilmente freddo. Il grado alcolico è compreso fra 28% e 36% vol.”. Nell’isola questo arbusto ha diverse denominazione dialettali. Nella zona del sassarese prende il nome di multa, mentre nel cagliaritano e nel nuorese viene chiamato murta o muta.

Il liquore di mirto viene consumato dopo i pasti, ghiacciato, perché considerato ottimo come digestivo, e ottenuto per macerazione alcolica delle bacche mirto o di un misto di bacche e foglie. Nell’accezione comune del termine, il liquore di mirto è ottenuto dalla macerazione di bacche pigmentate mature. Le maggiori università sarde hanno stilato una lista di parametri che il liquore deve rispettare per essere considerato un autentico mirto di Sardegna . Questo “disciplinare di produzione” specifica innanzitutto le qualità che deve avere la materia prima utilizzata per la preparazione della bevanda: le bacche devono essere raccolte tra novembre e febbraio ed essere di origine sarda . Durante la fase di produzione è vietato l’utilizzo di coloranti , additivi o conservanti.

Il Mirto può essere preparato anche artigianalmente. Esistono diverse varianti della ricetta, ma tutte prevedono la sequenza delle fondamentali fasi di macerazione, estrazione del liquido, eventuale torchiatura, aggiunta di sciroppo, imbottigliamento e maturazione.

 

 

 

 

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