Barcellona è tra le mete più visitate ed amate dal turismo giovane e culturale. Chiunque abbia visitato la città spagnola, sarà rimasto affascinato dall’architettura di Antoni Gaudí, massimo esponente del modernismo catalano, “il primo fra i geni” secondo Joan Mirò. Dalla Sagrada Familia alla Casa Milà, dal Parco Güell alla Casa Batlló, l’artista ha trasformato gli edifici e i palazzi della città utilizzando forme insolite, surreali, spesso con influenze arabe.
La Casa Batlló è una delle migliori testimonianze della visione artistica di Gaudí ed esempio più alto dell’utilizzo del trencadís (termine catalano che può essere tradotto come “frammentato”), ovvero del riciclo creativo, tecnica sempre presente nelle opere dell’artista. Il trencadís consiste nel riutilizzo di frammenti irregolari di ceramica, vetro, azulejo, marmo, cemento e maiolica, che da rifiuto diventano mosaici artistici. Fu proprio Gaudí a sperimentare per primo questa particolare decorazione, tipica del periodo modernista, che permette di fondersi e modularsi fino in fondo con l’architettura che riveste. Si tratta di una versione stravagante del mosaico arabo, nata dalla necessità di adattarsi alle forme: l’unico modo per decorare con della ceramica una superficie ondulata, è quella di spezzarla per ricreare un disegno completamente diverso. La leggenda racconta che Gaudí si trovava al laboratorio di Lluìs Brùs e, vedendo come venivano collocati i pezzi, afferrò una piastrella e un vaso e rompendoli esclamò: «Bisogna metterle a manciate, se no non finiremo mai».
Quella del Casa Batlló si tratta di una ristrutturazione integrale di un edificio pre-esistente, progettato da Emilio Sala Cortés. Era il 1904 quando Josep Batlló, un ricco industriale, chiese ad Antoni Gaudì di ristrutturare un palazzo da poco acquistato su Passeig de Gràcia, cuore pulsante della città. I lavori terminarono nel 1907. Il palazzo, che visto da lontano ricorda un teschio, venne completamente ripensato, mantenendo la pianta rettangolare e rivoluzionando la facciata frontale. I motivi ossei, realizzati in pietra arenaria e ferro battuto, furono arricchiti da frammenti di maiolica mentrela ceramica smaltata venne sceltaper arricchire la parte superiore dell’edificio. Il trencadís predomina anche all’interno dove è stato realizzato un ambiente marino grazie alla variante cromatica del blu, dell’ocra e del giallo.
Nel 2005, l’edificio è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, per la sua unicità a livello mondiale. La Casa Batlló occupa una superficie di 4300 metri quadri, con 450 metri quadri per ciascun piano. È alta 32 metri e larga 14,5. La costruzione precedente era alta 21 metri e occupava 3100 metri quadri. È uno dei 4 edifici della cosiddetta Manzana de la discordia, un isolato che ospita altre opere di architetti modernisti: la casa Amatller, che confina con la Casa Battlò di Josep Puig i Cadafalch, la Casa Lleó Morera di Lluís Domènech i Montaner, la Casa Mulleras di Enric Sagnier i Villavecchia e la Casa Josefina Bonet di Marcellià Coquillat.
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