Trame colorate: le installazioni di Gabriel Dawe
Gabriel Dawe è un artista originario di Città del Messico, ma che vive e lavora in Texas.
Le sue opere sono costituite da intricate trame di fili multicolore, che l’artista intreccia e combina come un complesso lavoro di maglieria, sino a creare delle strutture che possono ricordare delle ragnatele per alcuni e dei rifugi per altri.
Ciascuna opera di Dawe è un’installazione site specific, concepita quindi per uno specifico luogo, al fine di sfruttarne le geometrie e la luce che, ricadendo sui fili colorati, ricrea delle atmosfere che incantano e ipnotizzano lo spettatore. Le installazioni prendono il nome di Plexus e, nell’intento dell’artista, hanno un duplice significato: il primo, forse anche il più evidente, è quello di ricreare una mappa immaginaria del tessuto nervoso e dei vasi sanguigni; il secondo, è una condanna al machismo messicano e alla nozione di “mascolinità” in questa cultura.
Anche la realizzazione stessa dell’opera assomiglia a una performance artistica: Dawe si muove all’interno dello spazio munito di una lunga asta, con la quale intreccia i diversi fili, rigorosamente contati e disposti con uno schema ben preciso.
È possibile osservare l’artista al lavoro durante la realizzazione dell’opera “Plexus n.10” in questo video.
Ciascuna installazione richiede all’artista diverse ore di lavoro prima di essere completata, ma i risultati sono sempre strabilianti: le strutture arcobaleno, semi-trasparenti grazie all’utilizzo del filo, riempiono gli spazi con leggerezza, quasi fossero fluttuanti, ricreando delle atmosfere pacifiche e rilassanti.
Al termine di ogni installazione, Gabriel Dawe recupera i diversi fili, partecipando allo smantellamento dell’opera, che prende vita sotto una nuova forma: la serie di opere intitolate “Relics”, letteralmente “Cimeli”, è infatti costituita dai fili facenti parte delle serie Plexus.
In questo modo, l’opera torna a vivere, secondo nuove logiche strutturali e percettive: dalla leggerezza eterea e trasparente dei Plexus, alla densità e compattezza dei Relics.
Fonte immagini: Gabriel Dawe
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