Tra i nomi di spicco del panorama della ceramica artistica, il suo è sicuramente uno dei più rappresentativi: stiamo parlando di Magdalene Odundo. Una donna capace di fare magie con la ceramica, dando vita a vasi che ci trasportano verso posti lontani. In bilico tra l’Africa e l’antica Grecia, le creazioni di Magdalene Odundo sono in grado di donare umanità alla ceramica, ricercando nel design le forme del corpo umano. 

La vita di Magdalene Odundo

Magdalene Odundo nasce nel 1950, a Nairobi, Kenya. Già dai tempi del liceo disegna poster, vince concorsi, e trasforma il suo talento artistico in una professione. Dopo la scuola, infatti, viene assunta come assistente designer in un’azienda che si occupa di insegne al neon. Di giorno lavora, mentre di sera studia grafica al Politecnico del Kenya: qui viene notata da Isabel Beverly, che la spinge a continuare gli studi presso il Cambridge College of Art nel Regno Unito.

È sarà proprio Cambridge il luogo dove verrà in contatto con la ceramica per la prima volta, nel 1971. Per coltivare il suo talento, Magdalene si iscrive al College of Art and Design di Farnham: un’eccellenza nel campo della ceramica. Le viene offerto un posto in facoltà, ma la Odundo rifiuta perché sente il bisogno di osservare la bellezza del mondo.

Torna a casa, in Kenya, e per due anni resta a guardare le donne lavorare la ceramica con le tecniche tradizionali. Negli anni successivi Magdalene esplorerà tutto il mondo, alla ricerca dell’essenza stessa dell’arte ceramica… il suo stile personale, unico e riconoscibile la renderà una delle artiste africane più importanti di sempre. 

Il processo creativo e le tecniche

Le ceramiche più note di Magdalene Odundo sono realizzate a mano, senza l’ausilio del tornio. L’artista kenyota, infatti, è solita usare una tecnica di avvolgimento. Ogni stampo viene cotto, successivamente coperto di argilla e cotto di nuovo.

La prima fase di ossidazione conferisce ai vasi un caratteristico colore rosso-arancio, mentre il passaggio seguente fa sì che l’argilla diventi nera: a volte opaca e nebbiosa, altre volte scivolosa e lucida, come fosse bagnata, a seconda della temperatura e del grado di ossigeno presente nella mistura. Il risultato è diverso ed imprevedibile!

Questa particolare tecnica di sigillatura si rifà alla tradizione vasaia degli antichi greci e romani, fondendosi con influenze asiatiche, africane e sudamericane. Questo melting pot di culture e tradizioni diverse dà vita ad un design incredibilmente contemporaneo: i suoi vasi sono un’esplosione di linee fluide e generose, sensuali come corpi di donna, mantenendo comunque il loro status di oggetti d’uso quotidiano.

 

 

 

Credits: Financial times

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