Il primissimo uso documentato dei colori risale a 70.000 anni fa. La cultura di Neanderthal macinava finemente l’ocra rossa e cospargeva i defunti con la polvere ottenuta, in questo modo si accompagnava l’anima nel suo viaggio nell’aldilà. Poi, circa 50.000 anni fa, l’homo sapiens iniziò ad usare il colore per fini artistici. Siamo in una fase in cui gli umani utilizzano le pareti delle grotte dove trovano rifugio per rappresentare scene di caccia, di vita quotidiana, miti e leggende.
Queste particolari rappresentazioni prendono il nome di arte parietale o arte rupestre. I colori utilizzati in questo periodo sono il nero, il rosso, il giallo e il bianco.
Tuttavia, questi primissimi colori tendevano ad essere instabili e solo in rari casi sono arrivate tracce fino a noi. L’esigenza di rendere il colore duraturo nel tempo ha spinto l’uomo a cercare ingredienti, che mescolati al pigmento, creassero un amalgama in grado di durare nel tempo. È così che nascono i colori a olio!
La storia dei colori a olio
Le prime menzioni che abbiamo della pittura ad olio risalgono all’epoca romana: già Marco Vitruvio Pollione, Plinio il Vecchio e Galeno ne davano notizia all’interno dei loro trattati. Ma fu solo dalla metà del XV secolo che l’uso dell’olio per fissare i pigmenti conobbe larga diffusione.
I colori a olio provenivano dalle Fiandre, e solo intorno agli anni Settanta del XV secolo si diffusero in Italia. Le prime opere a olio comparvero soprattutto nelle città che per prime conobbero la cultura fiamminga: Urbino, Ferrara, Napoli, Roma e, in seguito, Venezia. L’introduzione della tecnica a olio in Italia è tradizionalmente attribuita ad Antonello da Messina. Nella sua città natale e in seguito a Napoli poté entrare in contatto diretto con artisti catalani e fiamminghi, tra cui Petrus Christus. Il suo esempio sarebbe poi stato seguito da Piero della Francesca, Giovanni Bellini e molti altri.
I vantaggi della pittura a olio
L’olio è un ottimo legante, che indurisce nel tempo per contatto con l’ossigeno, formando una pellicola insolubile e resistente: questo processo prende il nome di polimerizzazione. La possibilità di creare finissime velature trasparenti e di lavorare il colore che si mantiene fresco a lungo, permette di ottenere effetti di luce e di profondità difficilmente raggiungibili con altre tecniche pittoriche. L’uso dell’olio all’interno dei pigmenti consente di ampliare la gamma cromatica, ammorbidire le sfumature e dà la possibilità all’artista di giocare con tutte le nuance del colore. Una volta asciutti, i colori impastati con l’olio garantiscono una lunga durata, soprattutto rispetto alla tempera, mantenendo pressoché inalterati i valori cromatici. Grazie a queste caratteristiche, la pittura a olio si è diffusa in tutta Europa, affermandosi come tecnica pittorica per eccellenza! Solo la comparsa dei colori acrilici riuscirà a spezzare il predominio dell’olio.
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